Vite al Limite

Mi faccio di Vite al Limite.

Nelle notti imbiancate dei miei 40 e dopo aver raggiunto una sana Nausea estetica guadagnata guardando ogni possibile programma che tratti di cucina non c’è spazio che per Loro: I Molossi.

Membra sovraesposte musicate da accordi di pianoforte, cantate da voci strozzate, strangolate nella morsa di un eccesso ciclico che si rinnova con una ansiosa quotidianità.

Mi spaventa, mi deprime e mi lascia stordito e fluttuare come tra le pieghe impossibili di quelle pance – di quei giri vita che non si spiegano, che sono opere popart viventi a descrivere le parabole mute di un lungo blackout esistenziale.

La disperata corsa all’indietro verso finali invisibili.

Pripjat di forma bipede, terrificanti colossi del Declino che ci ricordano la caducità esistenziale, l’esilità della Ragione che dimagrisce fino a sparire davanti ad archi dorati e Mirabili cibi spazzatura Nel lussurreggiante psicotropo e alienante di un grido ripetuto in loop: MANGIA

Consuma

Consumati

Sei Dio ora. Uno e trino

Ed io, terrorizzato, ti tributo la mia Paura