BraYes?

Il Selciato
tratteggia una fuga invisibile tra ostacoli di silicio
dicroico e neon
ricolmo di intestini elettromagnetici

E come Moloch, l’Essere
non cessa
ed il Blu, il Verde che mi esondano lo sguardo
mi sono negati
nel Silenzio perso in vezzi,
adulato e poi penetrato analmente
da fonemi Cavi di presente
grida di impotenza situazionale

una selva, si,
ma di corpi osceni e macilenti,
di mammelle disfatte, pelli flaccide e somi senza proporzioni
zebrature solari ed acre profumo di mensa aziendale
a comporre un reticolo di degrado liquido come feci vaccine
su queste rive smeraldo
che si ritrae, immortala in un battere ritmico
la Bellezza che gli è nascosta
e che ostile, diverso,
immobile, mi insegue
infine mi raggiunge

mi rende Vuoto

e mi vorrebbe compunto
omologo in eguale merda

CrackSi (“craxi” it.)

CrackSi (“craxi” it.)

CraCsi siamo noi.
Siamo noi quando parcheggiamo in divieto e ci lamentiamo della multa perché erano solo “5 minuti” e
quando prendiamo il posto dei disabili:
– che tanto facciamopresto(R), e ce ne sono mille altri occupati da tanti altri che fannopresto(R) e da altri ancora, che dopo di loro, farannoaltrettantopresto(R).
Quando aggiriamo il sistema, lo reintepretiamo e ne prostituiamo le regole; quando crediamo che la Verità sia un mezzo, non il Fine e come tale ne facciamo uso, scempio, relegandola a punto di vista.
Quando non abbiamo coscienza di medio termine, quando vediamo il mondo vivere e sparire con IO solamente e su quel mondo siediamo, come si trattasse di una Cesso.

Siamo noi, quando tolleriamo l’ingiustizia che avversa il nostro vicino – gravati di pochi minuti di tiepido cordoglio e limpidi nel menefreghismo del giorno dopo; che tanto non è toccato a noi. Non oggi, non ancora.
Quando davanti al macello sociale ci ripetiamo: fin qui tutto bene.
Siamo noi, senza Anima collettiva, coscienze stuprate dalle promesse di serenità dell’Individualismo Radicale e combattente. Noi, con giardini senza fiori e sempre più piccoli, circondati dalla Morte e dal Fuoco mentre brindiamo

A tormento Futuro.
Non ora.

CraCsi Siamo Io.

Si. Ma

Fin qui tut

Rachitismo emotivo inconsapevole = Brutta Troia!

E’ triste che questa elaborazione parta dalla sorgente che meno mi sarei aspettato ma tant’è, la fisiologia esime pochissimi sfortunati dalla binarietà del suo operato e dicendo pochissimi intendo molti meno di quelli che ci si sarebbe aspettato.
La fisiologia è Bella, non c’è bisogno di passare per l’utilizzo di droghe per indagare le alterazioni sinaptiche e la psicotropia, basta osservare il comportamento umano e tutte quelle aberrazioni degli standard di logica che propone in così larga misura.
In fondo stupriamo, rubiamo, ammazziamo, viviamo nella menzogna, tradiamo, mangiamo fino a scoppiare, muoriamo per una scopata senza preservativo, fumiamo, ci droghiamo senza dare una dignità artistica all’ebbrezza. Ecce Stronzi.

Partiamo da lontano, qualche anno fa avevo tra i contatti in quel-social-la una ragazza che si prostituiva.
Ecco, già qui mi piace osservare in me stesso l’affanno con cui ho cercato di rendere socialmente e formalmente accettabile il periodo che ho appena digitato – questa ricerca costante della forma-adatta…
Ripartiamo.
Su facebook seguivo una tizia, di bell’aspetto e molto giovane, che si dava per soldi – poco velatamente, postando da brava comunicatrice ormonale foto di lei seminuda, di lei truccata fino allo spirito santo che correva sul tapis-roulant per mostrare l’atleticità del suo giovane corpo ed altre foto di lei che compra cose e che ammicca, testualmente, in cerca di generosi mentipallate che la volessero accompagnare a fare shopping epoisivedrà. Che la nobiltà di intenti obbliga al sottinteso, parlare di cazzi mentre si indossa un berretto a visiera larga con un logo Gucci talmente grande da oscurare Marte in perielio, non sia mai.
I commenti maschili, sotto, erano il Mondo.
Se è inutile sofferamarsi sui soliti adescati/adescatori più o meno sinotticamente ridicoli, protoanalfabeti reali, esprimenti un disagio che non ricordo di aver più visto dagli sfolgoranti e fluorescenti anni 80, altri facevano una cosa strana:
La offendevano.
E dagli di troia, puttana – a denti stretti, in modo criptico ma stracolmo di un livore che non trova ragioni. Trasversalmente, in modo multigenerazionale, ma tutti mediamente sul rivoltante-andante.

Qualche giorno fa una ragazza che conosco, che non c’entra nulla con la prima e che non è esibizionista, è l’Esibizionismo incarnato (nel senso buono) – gira questa foto di lei senza veli.
Troppo ghiotto, Parte il test: chi la osserva e ride, chi la osserva ed esclama l’esclamabile banalmente impiccato al cappio del flusso testicolare ed infine chi si lancia da novello Torquemada nella reprimenda inquisitoria commentando aspramente le abitudine della giovine-traviata.
La vorresti e – come capita sempre – non l’avrai.
Qualcosa ti si muove all’interno, qualcosa che pulsa e ti obbliga a produrti in una smorfia di Vero Odio tra denti digrignati, stridenti come unghie che si spezzano su una lavagna, fastidio che monta perché tutto il testosterone che hai prodotto resterà li in attesa di una sega o di un pugno in faccia. Allora dal momento che non puoi scatenarti nella libido, che al testosterone è affine, lo muti in violenza, verbale, fisica, emotiva. La trasformi in bile, in livore e ti scagli contro l’oggetto del tuo desiderio sbracciandoti e strappandoti i capelli, invocando la collera dei giusti e se c’è tepmo un pompino in tangenziale, sentendoti una persona migliore ed un faro di Morale ed integrità ad illuminare la notte di queste CoscieNze Nere e sporche.
Tutto questo patrimonio di dolore e di sofferenze, per un corpo femminile Nudo.

A questo punto verrebbe da dire che gli uomini fanno schifo, cedo alla tentazione ed avvallo la teoria – ma la verità è che l’umanità è semplicemente sopravvalutata, che siamo mediamente piccoli, sporchi e meschini solo se ci misuriamo sul metro degli standard che in altri luoghi ed in altri tempi abbiamo fissato per noi stessi sbandierando qualità che in realtà non ci appartengono se non per poco, se non a pochi.

Kill Baby Kill!

Tutti amiamo l’animale Fettina.
L’animale Fettina abita il Fantamacello, nasce in forma di polpa adornata da poche parti cartilaginee di colore bianco traslucido e qualche venatura di grasso: non ha pelliccia, non ha volto e non emette suoni riconoscibili se non quando sfrigola in abbondante olio.
Tutti abbiamo avuto un cucciolo di animale Fettina, tutti lo abbiamo acquistato, coccolato per un po’ e visto giocherellare su una padella o sulla brace, nel caso degli esemplari più adulti.
L’animale Fettina è docile e sottomesso.
L’animale Fettina non ti guarda negli occhi, non grida a squarciagola (che poi si squarcia eh? non è metafora) pieno di terrore davanti all’ineluttabile, non si dimena, non vomita e non caca mentre va a raggiungere la cagnetta Laika nell’affollatissimo paradiso del Cibo. Non viene spaccato a metà come un arancio e separato spicchio per spicchio da un addetto appositamente formato.
L’animale Fettina detesta il suo cugino Carne Separata Meccanicamente. Ma è banale dirlo, è una cosa che tutti sanno.

Aborre più di tutti le crocchette ed i pretenziosi Wurstell, tollera suo malgrado le spinacine perché sono ecosostenibili. La sua posizione sul kebab non è chiara ma probabilmente solo per il fatto ché teme ritorsioni – o di essere etichettata come xenofoba.
Vuole bene ad i bambini ma non sempre viene ricambiata.

Si pensa che l’animale Fettina si sia sviluppato dalle razze suine e bovine ma non se ne ha la certezza ed alcuni ritrovamenti fossili alla COOP di Cernusco sembrano dimostrare che manchi un passaggio nel diagramma evolutivo.

Per Natale regala un cucciolo di Fettina.

L’insicurezza dei Sicuri

L’insicurezza dei sicuri.

Che vuole sentirsi ribadita con cadenza metronometrica, che rivela un vuoto solido dietro alle spesse quinte di porpora che lascerebbero intendere meraviglie iperboliche troppo spesso smentite da una Realtà desertificata.

Lo specchio rifrange i limiti della percezione dismorfica che vi trascinate come un sacco ricolmo di pietre, al quale siete morbosamente legati e collegati e che traccia al vostro incedere un solco profondo e distinguibile dalla distanza. Quello dei delusi, dei feriti a morte.

Che sono caduti e che confondono la genunflessione con la posizione prona, che ostentano sicurezza per appesantirsi la corazza che li farà affondare alla prima pioggia in fango viscido, facendoli, nel peggiore dei casi, sprofondare e soffocare.

Ego malati, come sovrani fiaccati da troppo ozio ed immobilità, che necessitano di servi per poter esibire una forza che non hanno e che non hanno mai conosciuto.

Sicuri del Niente.

La Lumaca Fluorescente

Dopo aver estratto la Lumaca Fluorescente dall’antro delle arterie brachiali mi stordisco di aria fredda, disarmonia in quattro quarti e verde, nel tiepido Nulla dei distratti.

Tre volte Contrabbasso, due volte percussioni e carta riciclata, TANDANDAN! Colpi d’arsura, brucianti come un rimprovero genitoriale, che ti colora di sangue le guance percosse, ed è l’ora di ritornare. È l’Ora.

Ed Il freddo si è fatto invadente, i neonati grassi latrano mentre ossa invase dal negativo solare urlano il loro grido che non posso ignorare. È ora di rientrare, Voi.

Un attimo ancora. Per perdersi nel vento, per dire a tutti qualcosa di incomprensibile mentre la Lumaca risale i luoghi che le sono famigliari per ritornare ad abitarmi lo spirito Defunto sul mio avambraccio.

Chimica del Divino

Descrivimi il tuo ES in sottili ellissi di cartilagine e carne e
lascia che la mia chimica ti trasformi,
ti renda più appetibile al Mondo
aggiungendo una massiccia dose di glutammato monosodico
Guarda Essi, gli impasti rosei,
invitanti Blob di fibre separate meccanicamente
nel vorticoso moto tra i coloranti e le spezie
Mutano circolarmente forma, si
adornano di luci e cadono goffamente
per rimbalzare in altra geometria e nuovi cromi
premendo come bipedi impazziti
tra mura in fiamme
per inserirsi in budello sintetico.
Guarda Lui.
Lui è una familiare di Dixi
e noi non siamo altro che la polvere di sale che ristagna
gli angoli segreti e gli interstizi della Busta Cosmica
Chimica del Divino in Atmosfera Protetta.

L’Odio e le Tifoserie Politiche

Credo che potrei definire l’origine della mia personalità attraverso l’avversione che provavo e provo per lo sport nazionale. Il calcio mi sta in Culo.
Sono nato negli anni 70, anni in cui non c’era possibilità di esondare verticalmente le tematiche proposte da 90° minuto, dove ogni lunedì era un confronto nevrotico tra tifosi religiosamente affezionati al loro gagliardetto ed ai loro colori; erano gli anni 80, usciva Holly e Benji e quella cosa del gioco a 22 mi invadeva anche i pomeriggi Fininvest
facendomi balzare al top della classifica dei nemici FIFA.
Di lunedì non avevo niente da dire a nessuno (già giornata di merda per definizione) ed erano ancora tempi in cui mi preoccupavo di piacere a quante più persone possibile ma il mio disinteresse verso la materia era tale e tanto da dominare analmente anche ogni possibile forma di impegno da profondere nel tentativo (vano) di omologarsi alla massa.
In essa scomparire.
Non ce la facevo.
Non tanto per il gioco in se, che è uno sport come un altro, ma proprio per quell’eccesso di trasporto, di parossistico condizionamento emotivo, di passionalità malriposta – che metteva gli uni contro gli altri senza una reale motivazione a perorare fino al sangue cause che non hanno sostanza o consistenza alcuna.
Poi era mainstream ed io come ho già detto giravo in chiodo con le frange e mullet, per cui …

Questa inclinazione al tifo è una tipica manifestazione umana.
Una forma di rimbecillimento, a certi livelli, che annichilisce la capacità analitica più elementare e si appoggia come su picchi glicemici alla interlocuzione più basilare.
Niente di male in tutto ciò, se ci fermiamo alla semplice esperienza sportiva.
Niente di male.
Se non fosse che quel genere di approccio è misurato allo stesso modo in contesti assolutamente diversi e più impattanti socialmente parlando.
Quella fottuta inclinazione ad etichettare, a ridurre per schemi, a gestire per parametri insiemistici. Qui Quo Qua ed Eulero Venn.
Parametri per riconoscersi, parametri per fissare presupposti per un dialogo, parametri per definirsi, parametri per definire.
Pensi che ci sia un problema immigrazione, sei di destra.
Se sei di sinistra il problema non c’è, il problema sei tu che credi che ci sia. Fascio.
Se credi nel mito della resistenza sei di sinistra, se ne identifichi dei limiti sei Fascio.
La verginità della BeataVergine si accetta, non si discute. La [S]toria è un avventura di Zio Paperone con i nipotini che si conclude linearmente in poche pagine e non lascia margini all’intepretazione.
La Storia è una scienza esatta e ci piace così. Ridiscuterla è sconfortante.
Qualche tempo fa un conoscente scrittore (ma lui per davvero) parlava di degrado nella sua città natale, essendoci zone ormai fuori controllo e parchi, aree verdi, totalmente alla mercé di gente che le usa come vespasiani, che caca in giro nemmeno fosse un cane, che abbandona rifiuti, che li usa come bivacco – a lui, che storicamente è allineato alla sinistra governativa, davano del “fascio”.
Non direttamente, perché allo scrittore titolato che pubblica con regolarità si concede una specie di manto di accademico distacco rispetto al popolo interlocutore passivo  e lettore, difficilmente discutibile – ma le espressioni di “delusione” e di sgomento da “NONMELOSAREIMAIASPETTATO” sono giunte numerosissime.
Perché il degrado, che è un Fatto, un hardfact, coincideva con chi lo proponeva – popolazioni subsahariane, negroidi (termine tecnico, non avvinghiatevi alla mia pazienza), maghrebini.
Allora il buon E. è diventato fascio in vecchiaia?
FASCIOFASCIOFASCIO!
E dall’altra, comunisti, zecche, merde, pezzaculari.
Non ci sono più i temi, people don’t want temi da discutere. People fa il tifo. People ha il tifo. Almeno a livello intellettivo.
Mi etichetti, apponi la tua fottuta lettera scarlatta e quello che dico non avrà più valore perché proverrà dalle mie infauste fauci, da un intelletto piegato e contaminato ed è così che si finisce, pur di mantenere la tifoseria, a negare l’evidente perché diversamente significherebbe collimare con l’opinione dell’avversario, del Sāṭān (che non è terribile come il Seitan-alimento ma non a caso ha nome simile) ed abbracciarne le tesi.
Che sono sempre sbagliate. Perché siamo Satana, siamo Eterni Mentitori, impediamo l’azione salvifica del Cristo risorto ed al Diavolo, insegna W. P. Blatty non si risponde. Con il Diavolo non si colloquia.
Meglio negare l’ovvio, meglio colorare di nero o rosso denso la parola dell’altro, con tinte solide e dense, in modo da eliderne il significato; in modo che l’occhio colga solo il colore amato od odiato e null’altro.

Merde.

Meglio un figlio drogato

 

comandano loro:

le lobbi frocie

e io ti sputo, merda

con le mossette, che mi fai schifo

che ti odio, che sei diverso

che io sono migliore, gaypride schifo

lo dice sempre mio papa’

che siete merda, che siete ridicoli

con quei capelli, con quella voce, con quella camminata

checche froci

eltongiòn, mercuri che è morto sieropositivo di merda perché

si faceva spakkare, ahah, che schifo

me lo spiegava babbo dicendomi che se ero così era meglio che morissi drogato

con un braccio stile groviera, con la faccia sul mio vomito

e tu 17 anni, nato nel 2000 non fai meno schifo

medioevo RULEZ! involviamo porco coso!

te lo urlo che sei frocio, perché sono Uomo io

perché sono Uomo, e se urlo di Più,

come mio papa’

che caricava trans – che lo caricavano

hanno le tette

grossepalle e tette

e ti sfondano, ma con le tette perché senza siamo froci

ed io come lui

perché senza siamo

perché senza

perché

 

Ravenna: “Io, lasciato fuori dall’ambulatorio in cui visitavano il mio compagno”