L’insicurezza dei sicuri.
Che vuole sentirsi ribadita con cadenza metronometrica, che rivela un vuoto solido dietro alle spesse quinte di porpora che lascerebbero intendere meraviglie iperboliche troppo spesso smentite da una Realtà desertificata.
Lo specchio rifrange i limiti della percezione dismorfica che vi trascinate come un sacco ricolmo di pietre, al quale siete morbosamente legati e collegati e che traccia al vostro incedere un solco profondo e distinguibile dalla distanza. Quello dei delusi, dei feriti a morte.
Che sono caduti e che confondono la genunflessione con la posizione prona, che ostentano sicurezza per appesantirsi la corazza che li farà affondare alla prima pioggia in fango viscido, facendoli, nel peggiore dei casi, sprofondare e soffocare.
Ego malati, come sovrani fiaccati da troppo ozio ed immobilità, che necessitano di servi per poter esibire una forza che non hanno e che non hanno mai conosciuto.
Sicuri del Niente.