ANCHE IO VOGLIO DIRE LA MIA SU ASIA ARGENTO!
Lasciatemelo fare, lasciatemi scivolare negli inconsistenti confini che dividono il bianco accecante dal nero assoluto, che ingoia la luce come la gola di Heather Brooke ingoia altre cose; anche io ho un parere che voglio condividere, che voglio fare risuonare nell’interlink britannico, anche io – singolo protagonista della pluralità socialdigitale, Valgo.
Voglio che intuiate il mio ES latente, voglio quell’outing sociale che mi avete negato od in mancanza di ciò un outbreak globale di Romeriana memoria, in cui i vivi mangiano i morti ma forse era il contrario. Differenza sempre più esile, sempre meno consistente.
Asia Argento, dicevamo, lasciate che vi racconti. Che vi esponga ciò che penso. Già che penso.
Qui, dal balcone digitale di WordPress, dalla culla dei miei imbarzottimenti, dal McDonald del mio frustratissimo ego binario – in puro codice macchina, voglio inondarvi del mio pornosapere, sventolarvi la mia capacità semantica ed il mio inutile vocabolario estetico come un’erezione di proporzioni creole.
Guardatemi! NON SONO FORSE BELLISSIMO?
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Il mio parere: hanno fatto bene.
Non si sfida il potere degli antichi, lo insegna la maga Cavalcanti ancorquando invitata da mefistofelici teleavventori ad affrancarsi in molteplici fellatio e lo ripeto IO, qui ed oggi io. Dal cuore pulsante del Baden-Wuttemberg.
Viva Asia, che piace a LEI ed a me meno. Che ho visto dal vivo ed è bassa. Che ha una voce che procura ebetismo precoce ma che ha quel non-so-che e che morirò senza sapere cosa sia poi. Viva i giudici della Rete, viva Feltrimerda, viva quelli che sanno distinguere il giusto dallo sbagliato: che l’ha fatto per convenienza, che l’ha fatto ma poteva anche no.
Viva quelli che la donna va difesa ad oltranza, che chiamano molestie anche i sassi nelle scarpe (perché sassi è maschile), che un ripensamento a posteriori è stupro. Che l’uomo è merda, ed in effetti lo è inconsapevolmente, naturalmente, geneticamente, biochimicamente.
Viva voi, viva Io.
Ma Viva cosa gli passava per la testa, ventenne. Viva, il senso di vergogna postumo. Viva le cose con cui convivere. Viva l’indelebilità dell’umiliazione, anche quella a cui ci sottoponiamo paravolontariamente. Viva il credere di non avere scelta. Viva l’ombra che proiettiamo e ci perseguita fedelmente.
Viva il Bianco.
Viva il Nero.
Viva il vuoto che c’è in Mezzo.